In natura, ormai lo sappiamo, di fronte a un pericolo l’uomo, dagli albori del tempo, ha sempre avuto due possibilità: scappare o combattere.
L’adrenalina che scorre nel nostro sangue ne è la prova e non importa se hai di fronte un ladro, un leone o un dinosauro, è questo che ci ha permesso di arrivare al XXI secolo e che ci porterà ancora tanto lontano.
Scappare. Sì, si scappa nella vita, si fugge via e, quando c’è una buona ragione per farlo, questo può salvarci la vita.
Invece, alcune volte in coaching, ho davanti coachee che stanno facendo il più grande errore: quello di scappare da sé stessi.
Se mi conosci lo sai come la penso e sai anche che un aforisma che adoro è quello di Einstein “Insanity is doing the same thing over and over again and expecting different results” che tradotto significa “La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.”
Scappare da sé stessi, a ben vedere, è proprio questo.
Crediamo che fuggendo da determinate situazioni, la realtà che ci circonda cambi.
Ma è davvero così?
Perché mi ritrovo sempre in relazioni sbagliate?
Perché ovunque vada, sul posto di lavoro continuano a farmi mobbing e a prendermi in giro?
Come mai ho pochi amici e quegli “amici” non ci sono mai nel momento del bisogno?
Potrei continuare all’infinito ma, credimi, servirebbe a poco.
Sai cos’è il coraggio?
È per definizione forza mentale o morale per avventurarsi, perseverare e resistere a pericoli, paure o difficoltà.
Ma anche fermezza, forza di carattere, audacia, temerarietà, decidere di agire.
Amo questa definizione perché contiene nella prima parte qualcosa di meraviglioso: coraggio è “resistere a pericoli, paure o difficoltà”.
Coraggio, quindi, non è “non paura”, quella ce l’abbiamo tutti, come tutti noi, più o meno, siamo a volte in pericolo o dobbiamo confrontarci con le difficoltà.
Scappare da sé stessi, non affrontando le paure significa solo una cosa: rimandare l’inevitabile.
Scappare da sé stessi e dalla realtà che ci circonda cela, volendo scavare ancora più in profondità, anche qualcosa di più oscuro: l’incapacità di cogliere le occasioni, girarle a proprio favore e, soprattutto, la sicurezza di non rischiare per cambiare qualcosa che in un determinato momento non ci sta bene.
Sì perché scappare da sé stessi è anche questo: voglia di restare lì dove siamo anche se sappiamo che stiamo sbagliando.
Da nonna non vedo l’ora di leggerla a mia nipote ma è un libro che consiglio anche a te perché pieno di metafore.
Cosa rappresentano secondo te i tre compagni di viaggio di Alice, lo Spaventapasseri, l’Uomo di Latta e in particolar modo il Leone Codardo?
Pensaci!
Tanto ci sarebbe da dire anche sul Bianconiglio, sul Cappellaio matto, sullo Stregatto ma anche sulle Carte e sulla Regina di Cuori.
Tutto è un’allegoria in questa fiaba ma il Leone è il personaggio che rappresenta meglio l’azione di scappare da sé stessi e ci porta a una riflessione: fino a quando non trasformeremo noi stessi, la realtà che ci circonda resterà uguale.
Possiamo scappare, andare perfino nell’altro capo del mondo ma problemi, paure, dubbi, incertezze continueranno a seguirci e sai perché?
Quelle paure siamo noi e ci appartengono e, fino a quando non le guarderemo in faccia, continueranno ad accompagnare ogni nostro passo.
La realtà che ci circonda la creiamo sempre noi e questo nel bene e nel male.
Anche le Non-Azioni sono quindi delle Azioni perché prese consapevolmente.
Quando scappiamo da noi stessi stiamo decidendo di non agire.
Fuggire non significa cambiare.
Quando al minimo problema prendiamo la porta, stiamo solo rimandando ciò che ben presto verrà a chiederci il conto.
Così, sperare che cambiare lavoro, casa, città, cerchia di amici, fidanzato o fidanzata, marito o moglie, ecc., porti cambiamenti definitivi nella nostra vita, equivale a giocare un terno al lotto, con la differenza che parliamo della tua esistenza.
Scappare e scappare da sé stessi non è mai la stessa cosa.
Si scappa quando c’è un pericolo che siamo sicuri di non poter affrontare.
Pericoli che vengono dall’esterno, di cui non avevamo consapevolezza e che non siamo in grado di affrontare nel qui e ora.
Scappiamo di fronte a una tigre, un cane feroce, un’ombra dietro l’angolo.
Si scappa da sé stessi, invece, quando nonostante già sappiamo che andrà a finire così, non facciamo nulla per cambiare quella determinata situazione e così facendo rimandiamo.
La “lotta” quindi è con sé stessi, solitamente se ne ha piena coscienza, è più si scappa, più quella situazione metterà paura, angoscia, timore, produrrà ansia in futuro.
Così decidiamo semplicemente di andare, anche perché ormai esausti.
Forse sappiamo che questo non ci aiuta e che, probabilmente, la vita ci rimetterà di fronte a questa situazione ancora una volta, magari con attori diversi, magari in una location diversa, forse perfino con una trama e un copione differente ma, in buona sostanza, il film girerà sempre sullo stesso filo conduttore.
Fino a quando non impariamo la lezione non possiamo evolvere e risorgere come uomini o donne nuove e la vita ci rimetterà di fronte sempre la stessa scena.
Possiamo cambiare canale quando ci pare ma la TV darà sempre lo stesso programma a reti unificate.
Cosa puoi fare adesso?
Vogliamo sentirci?
Raccontami cosa non va e proviamo a uscirne insieme.
Franca Scuzzarella
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