La sindrome dell'impostore (dall'inglese impostor syndrome, o anche impostor phenomenon) è un termine coniato nel 1978 dalle psicologhe Pauline Clance e Suzanne Imes per descrivere una condizione psicologica particolarmente diffusa fra le persone di successo, caratterizzata dall'incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere esposti in quanto "impostori".
Caderci è più facile di quello che pensi.
Mi sono sentita un impostore per moltissimo tempo.
Un ricordo nitido mi viene nei primissimi anni in cui ho iniziato la mia carriera professionale in azienda, dove mi misero a gestire la contabilità senza un diploma di ragioniera ma semplicemente affiancandomi ad una persona che contabile lo era da sempre.
Ho passato gli anni seguenti pensando che avessi defraudato quel posto, che pensavo di non meritare.
La mia sindrome dell’impostore è peggiorata quando ho deciso di dedicarmi agli studi della PNL.
Ricordo ancora una conversazione con Alessandro Mora, il mio insegnante e uno dei pochi Master Trainer di PNL al mondo, dove gli ho manifestato tutti i miei dubbi rispetto alle mie abilità (e possibilità) di diventare un coach ed un trainer di PNL.
Nonostante avessi studiato tanto, mi fossi preparata tanto, non mi sentivo pronta, non mi sentivo la persona giusta.
Mi sentivo troppo vecchia, troppo poco preparata, troppo insicura.
Fortunatamente Alessandro mi ha incoraggiata e non mi sono lasciata condizionare troppo dalla sindrome dell’impostore.
Altrimenti oggi non sarei qui a scrivere questo articolo.
Questo problema riguarda moltissime persone.
Solo qualche giorno fa ho avuto una call gratuita con un uomo molto preparato che non trova il coraggio di buttarsi in una nuova attività olistica solo perché sente di non essere abbastanza pronto, di avere le competenze necessarie ad intraprendere questo nuovo cammino, nonostante gli innumerevoli corsi frequentati e le ore di pratica eseguite.
Ma torniamo a me e al mio meccanismo, che probabilmente sarà molto simile al tuo, se ti trovi in questa situazione.
Sicuramente se posso cercare motivazioni più antiche a questo mio complesso dell’impostore, affonda sicuramente all’infanzia.
Io sono la più grande di due sorelle e quando ero bambina io, era normale rendersi utili in famiglia ed avere pochi grilli per la testa.
I miei genitori lavoravano ed io già da bambinetta ho dovuto sobbarcarmi compiti che non erano propriamente quelli spettanti ad una bambina di sette, otto anni.
Ero molto brava a scuola, aiutavo mia mamma ad accudire mia sorella, imparavo velocemente, ero davvero sveglia.
Ed ho ancora nelle orecchie mio padre che diceva che ero brava.
“Franca è brava”
diceva…
Lo diceva con tutti ed io ero molto orgogliosa di me e felice per quei continui complimenti che mio padre mi faceva.
Bellissimo direte voi, vero?
Peccato che quella considerazione ha creato un presupposto: quella bravura andava mantenuta, per meritare l’amore dei miei genitori.
E per essere considerata “brava” dovevo avvicinarmi all’ideale di perfezione.
Che peso è stato per moltissimi anni.
Quella situazione ha influito per tutta la vita sui risultati che dovevo ottenere.
Se non fossero stati abbastanza buoni avrei rischiato di perdere l’amore di mio padre, la sua considerazione.
Dovevo:
Ho lavorato duro per mantenere quegli standard, ho sacrificato la mia vita personale e ci ho rimesso la salute.
Il seme del perfezionismo era stato piantato.
In seguito questo si è trasformato nella necessità di darmi da fare tanto e cercare di eccellere, in tutto quello che facevo e di contro a procrastinare, per paura che la mia prestazione non sarebbe mai stata all'altezza.
Troppo lavoro, perfezionismo e procrastinazione sono gli assassini di gioia, creatività e produttività.
Per anni questi comportamenti mi hanno privato dell'opportunità di realizzare il mio potenziale e di avere una vita equilibrata e sana.
Il mio impostore
Poi ho capito che dovevo sfidare il mio impostore interiore.
Ho iniziato a rivalutare il mio lavoro e la mia vita.
Ho capito che nessuna quantità di lodi esterne avrebbe risolto il modo in cui mi sentivo dentro o guarito i miei timori dell’infanzia.
È stato un lavoro interno.
E ho dovuto imparare a riconoscere e celebrare i miei risultati.
Ho dovuto imparare a stimarmi e ad acquisire fiducia, indipendentemente da quello che dicevano gli altri di me.
Ho dovuto iniziare ad accettare fallimenti ed errori.
E cercare maggiore equilibrio.
Mi sono buttata, senza garanzia di risultato, senza sapere se sarebbe andata bene oppure sarebbe stato un gran fallimento.
Senti anche tu di essere vittima della sindrome dell’impostore?
Mai pronto a sufficienza, mai capace a sufficienza, mai sicuro a sufficienza?
Gestisci quei pensieri critici su te stesso e sulle tue capacità, appena fanno capolino.
Ogni volta che ti trovi a pensare che non sei pronto, che non ne sai abbastanza, fermati e ricordati che tutti sono passati da qui.
E che hai già ottenuto più di quanto mai ricordi. Ricorda anche che la perfezione non esiste, quindi si inizia con quello che si ha a disposizione e poi man mano si migliora.
C’è stato sicuramente un altro momento in cui ti sei sentito nella stessa situazione, quando hai imparato qualcosa e pensavi di non essere in grado di farla davvero.
E poi la condizione è cambiata e tu ti sei messo in gioco e ci sei riuscito.
Abituati quindi a stilare l’elenco delle situazioni che sono andate in questo modo e che probabilmente ora rappresentano cose che sai fare bene
Nessuno è mai diventato bravo senza fare errori.
Quindi anche se una volta che ti butti capiterà di fare degli errori, sappi che li devi già mettere in conto.
Anzi… sono il modo migliore per imparare
Un modo per imparare e provare ad insegnarlo ad altri.
Nella mia carriera di trainer in PNL ho imparato davvero quello che c’era da imparare, insegnandolo.
Per insegnare qualcosa a qualcun altro, andiamo a tirar fuori tutto quello che abbiamo a disposizione per mettere in condizione l’altro di comprendere.
Così facendo, stiamo fortificando le nostre competenze inconsce
Quando ti trovi di fronte a qualcuno che sa fare bene qualcosa, chiedigli se ha vissuto la sindrome dell’impostore e se così è, fatti raccontare come ha fatto a superarla.
Modella la sua strategia, perché se ha funzionato per lui, è molto probabile che funzionerà anche per te.
Se proprio non ce la fai da solo, puoi farti aiutare da un coach che ti aiuti a superare questo blocco e finalmente vivere con serenità le sfide personali/professionali dove il complesso dell’impostore fa capolino.
Prenota la tua call gratuita di 30 minuti e scopriremo insieme se posso essere il professionista giusto per te.
Franca Scuzzarella
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