Siamo per natura sempre alla costante ricerca di cosa può dare soddisfazione alla nostra vita, ignorando che, il più delle volte, la città di Eldorado è molto più vicina di quanto immaginiamo.
Non tutti pensano, infatti, che la parola soddisfazione altro non è che il participio passato del verbo soddisfare.
Quando si pensa alla soddisfazione pensiamo a qualcosa di bello, appagante, inebriante, gigantesco mentre l’etimologia della parola deriva dal composito di due termini latini: satis che significa abbastanza e fàcere che vuol dire, come si immagina, fare.
Soddisfare significa dunque fare abbastanza, alzare solo di poco l’asticella virtuale e non, come molti pensano, scalare l’Everest.
In coaching, alcune volte, ci sono donne che, in maniera conscia o inconscia, mettono da parte la loro individualità e si fanno carico di responsabilità che non gli spettano .
Donne che assumono il classico ruolo della crocerossina e che credono che una vita soddisfacente si rispecchi in un atto salvifico nei confronti di chi non può o non vuole essere salvato.
Altre credono che vivere una vita soddisfacente equivalga diventare una pseudo geisha moderna che serve e riverisce H 24 compagni, mariti, figli, genitori anziani e così via.
Premesso che non tutte le colpe ci appartengono, in quanto viviamo in questa condizione sociale e in questo tempo, quanto credi sia soddisfacente vivere una vita che ha bisogno dell’approvazione degli altri?
Cercare la soddisfazione nella propria vita, come detto, è abbastanza semplice ma commettiamo sempre lo stesso errore, quello di credere che per essere soddisfatti bisogna avere: avere più possibilità, avere soldi, avere un fisico più prestante, avere figli più belli ed intelligenti, avere una casa grande…
Siamo sicuri che per essere soddisfatti di sé stessi e quindi della propria vita occorra davvero avere tutto questo?
O come spesso accade, anche quando abbiamo tra le mani un nuovo lavoro, ad esempio, che ci consente di avere uno stipendio più alto e quindi “più possibilità” e “più soldi”, passato il primo periodo di euforia, ripiombiamo nella nostra insoddisfazione?
Essere, forse è quello che manca.
Siamo convinte che l’avere dia soddisfazione.
Cerchiamo soddisfazione all’esterno senza comprendere che la vera soddisfazione deve partire dell’interno.
Non una soddisfazione cieca ed ottusa, assolutamente, che ci porta a pensare che tutto va bene così com’è quando invece tutto va a rotoli, ma una soddisfazione che abbiamo creato nel tempo, figlia e frutto dell’equilibrio cercato, voluto, preteso e conquistato in tutti gli aspetti della nostra vita.
Vivere una vita soddisfacente, in fondo, non è altro che vivere una vita in piena armonia con i vari ambiti della nostra esistenza.
Ricordi la ruota della vita?Ne avevamo già parlato.
Il nostro compito dovrebbe essere cercare l’equilibrio e curare tutti gli ambiti della nostra esistenza, non solo alcuni tralasciandone altri.
Per essere soddisfatti bisogna essere completi.
Per tornare a vivere una vita soddisfacente bisogna sentirsi in grado di fare, ma fare quel poco che basta per andare oltre e migliorare costantemente, perché ogni giorno è un ottimo giorno per mettere quel tassello in più nel puzzle che ci mostrerà chi siamo davvero.
Fare sì, ma fare abbastanza, qual tanto che basta per vivere una vita armonica e serena in pace con sé stessi e con il resto del nostro mondo, iniziando proprio da lì, da dove siamo adesso.
I protagonisti della nostra vita siamo noi e, giorno per giorno, siamo chiamati a costruire il nostro mondo.
Può esserlo ma non facendolo da soli.
Riprendi in mano la tua vita adesso!
Se vuoi degli strumenti utili per comprenderti e comprendere il tuo mondo, sappi che puoi trovare un valido aiuto nel corso online “La palestra della mente”.
Franca Scuzzarella
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