Per una donna, oggi, cambiare è a volte davvero necessario.
Nulla è statico nella vita e siamo coscienti che non servono tsunami per le metamorfosi poiché, come donne, sappiamo che i piccoli cambiamenti fanno parte della nostra esistenza da sempre.
Il nostro corpo è in continuo mutamento, basti solo pensare all’appuntamento che ogni 28 giorni ci aspetta, e a parte i tagli netti con il passato, che quasi ognuna di noi ha dovuto affrontare nella vita, che spesso si trasformano in forbici e parrucchiere, ci sono delle situazioni che vanno affrontate e cambiate.
Situazioni che implicano coraggio, che fanno parte di un passato che dovremo lasciare andare, spesso situazioni che ci soffocano, che ci impediscono di vivere e crescere, situazioni a cui dovremmo dire “no” ma non lo facciamo, situazioni che tornano e ritornano perché fanno parte di una routine difficile da cambiare.
Succede. Una mattina ti svegli, apri gli occhi e ti senti soffocare.
Ti senti sommersa da tutti i devo che come donna hai ereditato come condizione sociale.
Casa da accudire, bimbi da crescere, marito da assistere, fidanzato da sostenere, una lista interminabile di cose e un lavoro che ti attende, sì perché oggi la donna non può essere solo una “family manager” come accadeva in passato.
Certo, il mondo è cambiato e in questi tempi moderni anche l’uomo ha capito che deve “aiutare” (forse sarebbe meglio dire collaborare?) nella gestione della routine quotidiana ma, diciamocelo francamente, l’uomo italiano va ancora accompagnato in questa transizione a differenza di molti suoi simili nel mondo.
Ciò nonostante lo spartiacque delle “cose da uomo” e le “cose da donna” sta finalmente crollando e un uomo che lava i piatti non è più l’evento storico da segnare sul calendario che merita applausi e fuochi d’artificio.
Cambiare non significa ribellarsi ma prendere coscienza.
Quando cambiamo, tutto intorno a noi deve cambiare come conseguenza.
È un processo a volte anche lungo, dipende dalla situazione iniziale in cui ti trovi, che porterà con sé inevitabili conseguenze.
Noi della vecchia guardia sappiamo che essere caricate come muli era una cosa più che normale un tempo.
Per fortuna le nuove generazioni di donne risentono meno di questa condizione ma non dimentichiamo che l’essere umano è un’animale che apprende attraverso gli stimoli esterni e per imitazione.
Cosa credi che accada a una bambina che vede la mamma trottare tutto il giorno?
Cambiare e avere più tempo da dedicare a sé stessi non dovrebbe essere visto come qualcosa di malsano, semplicemente perché dovremmo iniziare ad applicare un concetto: il sano egoismo.
Se fossimo eremiti e vivessimo su una montagna da soli, il nostro malessere interesserebbe noi e noi soltanto.
Vivendo in una società, a stretto contatto gli uni con gli altri, la realtà che viviamo è lo specchio di ciò che viviamo interiormente.
In poche parole, se stiamo bene è tutto ok ma se viviamo male, tutto intorno a noi riflette il nostro mal di vivere.
Volersi bene, essere dei sani egoisti, significa capire che per stare bene dobbiamo iniziare prima di tutto a pensare al nostro benessere.
Essere delle eterne crocerossine non ci aiutata e non ha mai aiutato nessuna donna.
Il primo passo è quindi quello di fermarsi e darsi del tempo per esaminare in maniera lucida la nostra situazione attuale.
Se stiamo vivendo male, del resto, deve esserci un motivo.
Ok, ci sono delle dinamiche della nostra vita che vanno cambiate, adesso che succede?
Muoversi in un terreno così accidentato un passo alla volta non solo è necessario, è vitale.
Ci saranno un milione di paure, ansie e timori da dover affrontare prima e durante questo percorso.
Se da un lato siamo coscienti che così non va, dall’altro sappiamo che la nostra voglia di cambiare ci porterà ad uno scontro con noi stessi e con gli altri.
Ritrovarsi, specie dopo un lungo periodo di buio, non è semplice e aprire gli occhi provoca dolore.
Un bruco che diventa farfalla lo fa in modo naturale, non credo nemmeno sappia che dovrà affrontare questo cambiamento perché, appunto, è nella sua natura.
L’essere umano, invece, è un animale abitudinario e considera la sua routine come sacra e inviolabile.
Cambiare significa sempre abbandonare parte di ciò che si è in favore di qualcosa di nuovo.
Questo è ciò che ti riguarda più da vicino ma c’è un altro aspetto che va considerato.
Se tu cambi, cambia il mondo intorno a te e credere che chi ti circonda sia disposto a cambiare è un’illusione.
Ciò nonostante, proprio perché abbiamo compreso che il nostro benessere è sacro, se vogliamo vivere e non solo sopravvivere, dobbiamo affrontare anche queste paure.
La metathesiofobia, la paura del cambiamento, è qualcosa di reale ma sappiamo che le emozioni negative possono essere affrontate e trasformate.
Attacco o fuga è lo schema che ci ha permesso oggi di essere al mondo come specie.
Il cambiamento, la voglia di cambiare, nasce sempre da un malessere, del resto se stiamo bene perché dovremmo cambiare?
Quando insorge questo malessere, di solito, si aziona un campanello d’allarme dentro di noi e il nostro sistema si attiva.
Pre-contemplazione, contemplazione, preparazione, azione, mantenimento e risoluzione, questo è ciò che accade quando c’è un cambiamento.
Come detto il primo stadio è la presa di coscienza, c’è un malessere e va affrontato in un modo o in altro, e tutto intorno a noi ce lo ricorderà costantemente.
È vero, la paura nel cambiamento può essere un deterrente ma spesso, al contrario di ciò che si pensa, può anche trasformarsi nella vera benzina che ci spinge verso ciò che desideriamo.
La non azione è un’azione a sua volta.
La paura può essere bloccante o addirittura costringerci alla fuga ma, se il nostro malessere è potente, il più delle volte proprio la stessa paura di cosa succede se non agiamo può spingerci all’azione.
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Franca Scuzzarella
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