Non posso... non farlo. 

Ti sei trovato in una situazione in cui le tue batterie erano esaurite? 

Hai avuto difficoltà a concentrarti anche sui compiti più semplici? 

Succede a ognuno di noi.

Essere stanchi non significa sempre essere esauriti. 

Di tanto in tanto, potremmo provare stanchezza emotiva o stanchezza mentale.

La stanchezza mentale

Se tu:

...potresti stare facendo i conti con la stanchezza mentale. 

Anche la tua energia mentale può essere consumata, come qualsiasi altra risorsa.

Tuttavia, la buona notizia è che se ne riconosciamo i segni e agiamo in modo adeguato, sarà una risorsa rinnovabile .

Oggi voglio parlarti di stanchezza mentale, dei sintomi, delle cause e nel prossimo articolo cosa fare per preservarti dall’affaticamento mentale.

Ma che cos’è la stanchezza mentale?

La stanchezza mentale è una sensazione di esaurimento cerebrale che le persone provano dopo una lunga performance cognitiva. 

Si fa fatica a mantenere l’attenzione, a svolgere compiti semplici, si ha la sensazione di avere la testa piena e non avere più energie per nulla.

In passato, la stragrande maggioranza dei lavori richiedeva uno sforzo fisico. 

Oggi i lavori sono prevalentemente basati sull’attività mentale e richiedono uno sforzo da questo punto di vista.

Se ci aggiungiamo gli orari di lavoro lunghi, la famiglia, i mutui e le scadenze, insieme alle problematiche di ogni giorno, ecco che ci troviamo continuamente ad affrontare situazioni stressanti, i nostri livelli di cortisolo aumentano e la stanchezza mentale prevale su tutto.

Attenzione, è fondamentale fare chiarezza tra stress e stanchezza mentale.

Mantenere un buon equilibrio tra lavoro e vita privata può essere un compito piuttosto impegnativo e lo stress diventare inevitabile. In questo caso è innescato da una fonte esterna e più la fonte di stress è a lungo termine, più lo stress stesso si accumula.

In questo momento della vita ci troviamo a doverci prendere cura di mio padre anziano e ti assicuro che se non fossimo capaci a gestire lo stress…

La stanchezza mentale è il risultato di uno stress a lungo termine. 

Se succede regolarmente e non facciamo niente per gestirlo, diventa cronico e l'affaticamento cronico può provocare burnout , quella sensazione di essere fisicamente e mentalmente esauriti.

Nebbia cerebrale Vs stanchezza mentale

E allora ci troviamo a chiederci:

Ed hai sperimentato come una nebbia dentro la mente che ti rende difficile trovare le risposte.

In effetti, lo abbiamo sperimentato tutti e per questo ora voglio entrare un po’ più nel tecnico.

Quando siamo stanchi, anche le nostre menti diventano lente

Non riusciamo a pensare con chiarezza né a ricordare nemmeno le cose più semplici. 

Pertanto, questo stato mentale è chiamato nebbia cerebrale

È uno stato di deterioramento cognitivo che include difficoltà di concentrazione e di pensiero

Oltre a ciò, è spesso seguito da perdita di memoria a breve termine. 

La nebbia cerebrale è anche uno dei sintomi della sindrome da stanchezza cronica (stanchezza fisica e mentale prolungata) e della fibromialgia. 

Vale a dire, la nebbia cerebrale si presenta come sintomo di stanchezza mentale, ma che è presente da più di sei mesi. 

Le cause della nebbia cerebrale variano da caso a caso. 

Solo quando ne identificherai la causa sarai in grado di curarla di conseguenza. 

I Trigger più comuni della nebbia cerebrale

Ecco alcuni trigger di nebbia cerebrale più comuni:

Tuttavia, non è tutto così nebbioso

Quello che puoi fare per evitare che ciò accada è:

Se vuoi conoscere quello che io utilizzo per evitare che la stanchezza mentale colpisca anche me, chiedimi info e sarò felice di condividere con te quello che faccio per preservare questo aspetto della mia salute.

Quali sono le cause della stanchezza mentale?

Abbiamo già detto che l'affaticamento mentale si verifica il più delle volte come risultato di un'attività cognitiva prolungata e di stress a lungo termine. 

Tuttavia, non è sempre facile trovare quali sono le cause, perché differenziano da individuo a individuo.

Ma ci sono diciamo delle costanti che è bene tenere d’occhio.

Stress cronico

Lo stress è una cosa di tutti i giorni e a piccole dosi possiamo trarne beneficio, si chiama eustress ed è quello che ci aiuta a trovare una motivazione, a migliorare la nostra produttività e a raggiungere i nostri obiettivi.

Ma l'esposizione ripetuta e incontrollata allo stress a lungo termine porta a stanchezza mentale. Lo stress cronico ti debilita fisicamente e mentalmente, il che può anche esporti a gravi malattie.

Occupazioni stressanti

Lavorare come operatore al servizio della comunità è un lavoro nobile, ma può avere un prezzo da pagare.

Viene dispensata molta energia emotiva e fisica per svolgere il proprio lavoro, il che porta all'esaurimento mentale e alla stanchezza. 

La pandemia di COVID ha provocato l'esaurimento di un’alta percentuale del personale sanitario, dovuto a turni di lavoro massacranti e mancanza di sonno.

Stessa cosa per chi si occupa della nostra sicurezza (agenti di polizia e simili).  

Di conseguenza, la stanchezza mentale può compromettere il loro giudizio e la capacità di rispondere adeguatamente in situazioni estreme.

Esaurimento fisico

Fare attività fisica estrema può portare anche all'esaurimento mentale. 

È molto comune tra gli atleti professionisti. 

Spingono i loro limiti mentre producono la massima potenza, velocità o forza il più a lungo possibile. 

Di conseguenza, sono soggetti a stress cronico e pressione per ottenere i migliori risultati.

La famiglia

Prendersi cura della famiglia è appagante, ma spesso molte donne rivelano fattori di stress forti che le porta alla stanchezza mentale. 

Chi si prende cura di familiari malati terminali o anziani, vivono situazioni spesso angoscianti e quindi lo stress resta continuo, fino all’esaurimento cronico.

Stile di vita scadente

Le persone con una cattiva alimentazione, mancanza di sonno e uno stile di vita inattivo possono sperimentare più spesso la stanchezza mentale.

Nel prossimo articolo sottolineerò l'importanza della salute fisica per prevenire l'affaticamento.

Vampiri energetici

Queste sono le persone che si approfittano di te, ti abusano mentalmente e succhiano lentamente la tua energia, lasciandoti svuotato. 

Sono quelle persone affascinanti a prima vista, a cui non si riesce a dire di no, ma dietro quella faccia innocente e sorridente si nasconde un vampiro energetico che ti risucchierà l’energia fino a lasciartene svuotato.

E possono essere loro i colpevoli della tua stanchezza mentale.

Un vampiro energetico può essere un tuo amico, il partner o anche un membro della tua famiglia. 

Tieni presente che queste persone esistono davvero e no, non è "tutto nella tua testa". 

Se riconosci uno di questi segnali, allontanati immediatamente da essi e se non puoi farlo, tieni il più possibile le distanze.

E per finire, le persone con disturbi mentali come depressione, ansia e diverse psicosi spesso sperimentano stanchezza mentale.

Se senti questa stanchezza mentale che ti assale, forse ora sarai in grado di dargli la giusta connotazione e comprendere un po’ di più da dove arriva.

Perché quando prendiamo consapevolezza di cosa succede dentro di noi, poi possiamo cambiarlo.

E nel prossimo articolo, ti spiego come farlo.

Chiedimi immediatamente una call gratuita (o il test del benessere) e recupera ancor più velocemente la tua energia vitale e mentale e il diritto di essere lucido e in forma.

In natura, ormai lo sappiamo, di fronte a un pericolo l’uomo, dagli albori del tempo, ha sempre avuto due possibilità: scappare o combattere.

L’adrenalina che scorre nel nostro sangue ne è la prova e non importa se hai di fronte un ladro, un leone o un dinosauro, è questo che ci ha permesso di arrivare al XXI secolo e che ci porterà ancora tanto lontano.

Scappare. Sì, si scappa nella vita, si fugge via e, quando c’è una buona ragione per farlo, questo  può salvarci la vita.

Invece, alcune volte in coaching, ho davanti coachee che stanno facendo il più grande errore: quello di scappare da sé stessi.

Se mi conosci lo sai come la penso e sai anche che un aforisma che adoro è quello di Einstein “Insanity is doing the same thing over and over again and expecting different results” che tradotto significa “La follia sta nel fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi.

Scappare da sé stessi, a ben vedere, è proprio questo.

Crediamo che fuggendo da determinate situazioni, la realtà che ci circonda cambi.

Ma è davvero così?

Scappare da sé stessi

Perché mi ritrovo sempre in relazioni sbagliate?

Perché ovunque vada, sul posto di lavoro continuano a farmi mobbing e a prendermi in giro?

Come mai ho pochi amici e quegli “amici” non ci sono mai nel momento del bisogno?

Potrei continuare all’infinito ma, credimi, servirebbe a poco.

Sai cos’è il coraggio?

È per definizione forza mentale o morale per avventurarsi, perseverare e resistere a pericoli, paure o difficoltà.

Ma anche fermezza, forza di carattere, audacia, temerarietà, decidere di agire.

Amo questa definizione perché contiene nella prima parte qualcosa di meraviglioso: coraggio è “resistere a pericoli, paure o difficoltà”.

Coraggio, quindi, non è “non paura”, quella ce l’abbiamo tutti, come tutti noi, più o meno, siamo a volte in pericolo o dobbiamo confrontarci con le difficoltà.

Scappare da sé stessi, non affrontando le paure significa solo una cosa: rimandare l’inevitabile.

Scappare da sé stessi e dalla realtà che ci circonda cela, volendo scavare ancora più in profondità, anche qualcosa di più oscuro: l’incapacità di cogliere le occasioni, girarle a proprio favore e, soprattutto, la sicurezza di non rischiare per cambiare qualcosa che in un determinato momento non ci sta bene.

Sì perché scappare da sé stessi è anche questo: voglia di restare lì dove siamo anche se sappiamo che stiamo sbagliando.

Conosci “Alice nel Paese delle Meraviglie”?

Da nonna non vedo l’ora di leggerla a mia nipote ma è un libro che consiglio anche a te perché pieno di metafore.

Cosa rappresentano secondo te i tre compagni di viaggio di Alice, lo Spaventapasseri, l’Uomo di Latta e in particolar modo il Leone Codardo?

Pensaci!

Tanto ci sarebbe da dire anche sul Bianconiglio, sul Cappellaio matto, sullo Stregatto ma anche sulle Carte e sulla Regina di Cuori.

Tutto è un’allegoria in questa fiaba ma il Leone è il personaggio che rappresenta meglio l’azione di scappare da sé stessi e ci porta a una riflessione: fino a quando non trasformeremo noi stessi, la realtà che ci circonda resterà uguale.

Possiamo scappare, andare perfino nell’altro capo del mondo ma problemi, paure, dubbi, incertezze continueranno a seguirci e sai perché?

Quelle paure siamo noi e ci appartengono e, fino a quando non le guarderemo in faccia, continueranno ad accompagnare ogni nostro passo.

La realtà che ci circonda la creiamo sempre noi e questo nel bene e nel male.

Anche le Non-Azioni sono quindi delle Azioni perché prese consapevolmente.

Quando scappiamo da noi stessi stiamo decidendo di non agire.

Fuggo e allora?

Fuggire non significa cambiare.

Quando al minimo problema prendiamo la porta, stiamo solo rimandando ciò che ben presto verrà a chiederci il conto.

Così, sperare che cambiare lavoro, casa, città, cerchia di amici, fidanzato o fidanzata, marito o moglie, ecc., porti cambiamenti definitivi nella nostra vita, equivale a giocare un terno al lotto, con la differenza che parliamo della tua esistenza.

Scappare e scappare da sé stessi non è mai la stessa cosa.

Si scappa quando c’è un pericolo che siamo sicuri di non poter affrontare.

Pericoli che vengono dall’esterno, di cui non avevamo consapevolezza e che non siamo in grado di affrontare nel qui e ora.

Scappiamo di fronte a una tigre, un cane feroce, un’ombra dietro l’angolo.

Si scappa da sé stessi, invece, quando nonostante già sappiamo che andrà a finire così, non facciamo nulla per cambiare quella determinata situazione e così facendo rimandiamo.

La “lotta” quindi è con sé stessi, solitamente se ne ha piena coscienza, è più si scappa, più quella situazione metterà paura, angoscia, timore, produrrà ansia in futuro.

Così decidiamo semplicemente di andare, anche perché ormai esausti.

Forse sappiamo che questo non ci aiuta e che, probabilmente, la vita ci rimetterà di fronte a questa situazione ancora una volta, magari con attori diversi, magari in una location diversa, forse perfino con una trama e un copione differente ma, in buona sostanza, il film girerà sempre sullo stesso filo conduttore.

Fino a quando non impariamo la lezione non possiamo evolvere e risorgere come uomini o donne nuove e la vita ci rimetterà di fronte sempre la stessa scena.

Possiamo cambiare canale quando ci pare ma la TV darà sempre lo stesso programma a reti unificate.

L’alternativa per riprendere in mano la tua vita c’è

Cosa puoi fare adesso?

Vogliamo sentirci?

Raccontami cosa non va e proviamo a uscirne insieme.

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Parlare di leadership e mondo femminile, e mettere queste parole nella stessa frase, fino a qualche decennio fa era considerato un abominio.

La sensazione era che le donne dovevano stare a casa “a fare la maglia” mentre era compito dell’uomo, come accadeva all’epoca dei nostri avi, uscire e procurare il cibo.

Oggi molto è cambiato, certo tanto deve essere ancora fatto perché alla donna siano riconosciuti gli stessi diritti/privilegi dei colleghi maschi, ma tutto sommato trovare delle “boss” donne non fa più storcere il naso come accadeva un tempo.

Leadership e mondo femminile sono dunque due termini che possono coesistere tranquillamente ma esiste un modo per arrivare a ricoprire determinati ruoli e avanzare di posizione velocemente se sei una donna che lavora?

E ancora, esiste un modo per trasformare quelli che apparentemente possono essere punti deboli e renderli le basi su cui costruire una proficua carriera?

Andiamo per ordine.

La leadership femminile

Prepotenti, troppo esigenti, intransigenti, emotive, gentili, quante donne ogni giorno si sentono dire questo al lavoro?

Nelle sessioni di Coaching al femminile sempre più spesso mi imbatto in un annoso “problema” che riguarda un po’ tutte le donne che lavorano.

Sì sa, trovare un equilibrio è oltremodo difficile e le nostre giornate lavorative possono trascorrere cercando di nascondere i punti di forza femminili per adattarsi ad ambienti di lavoro da sempre maschili.

Questo è completamente sbagliato e vorrei spiegarti il motivo, perché prima si comprenderà che non è questa la strada, prima inizieremo il nostro percorso ascensionale.

Il modello di leadership aziendale sta cambiando e, per la legge del mercato, le società che non si adegueranno saranno ben presto spazzate via.

Si sta passando da un modello di leadership autoritario (prettamente maschile) a un modello partecipativo (prettamente femminile).

Nei tempi moderni, finalmente, si è compreso dunque che lo scambio arricchisce sempre e comunque.

Ovviamente la strada da percorrere è ancora lunga.

Su scala mondiale e soprattutto nei grandi centri questo si avverte già mentre in Italia, con un asset ancora focalizzato sulla MPMP (Micro Piccola Media Impresa), questa rivoluzione, teoricamente, tarderà ad arrivare.

Sappiamo tuttavia che oggi è tutto iper-accelerato ed ecco perché sono fermamente convinta che i tempi siano maturi e il momento per il grande passo è sempre più vicino: occorre, però, arrivare preparate per essere protagoniste di questa rivoluzione.

Leadership femminile e punti di forza

Vuoi fare carriera?

La prima vera svolta sarà capire chi sei e cosa puoi mettere sul tavolo.

Questo può essere fatto da sole ma, senza dubbio, un coach che conosce questo mondo e che magari si occupi anche di formazione aziendale, con gli strumenti giusti, velocizza questo lavoro esponenzialmente.

Essere delle leader può essere semplice ma dobbiamo diventarle partendo da un presupposto: essere sempre e comunque noi stesse.

Andare a competere in un mondo che non ci appartiene, quello maschile, è senza dubbio un errore madornale in quanto noi non siamo uomini.

Invece, sfruttare i punti di forza naturali che ogni donna possiede può rovesciare l’ago della bilancia.

Il mondo del lavoro sta cambiando, tanto che la classica domanda

“Come possiamo farlo più velocemente?”

è spesso sostituita dalla domanda

“Come possiamo farlo diversamente?”.

Il mercato oggi chiede persone che si carichino sulle spalle gli altri e siano in grado d'ispirarle, incoraggiarle, coinvolgere e capaci di aiutarle a tirare fuori il meglio da loro stessi: quello che, in fondo, le donne sanno fare molto bene e fanno da sempre.

Le 3 abilità essenziali

Per avere un impatto nel mondo del lavoro, le donne devono comprendere che il tempo del comando e del controllo, del rimprovero, della critica, sta finendo.

A questo ben presto si sostituirà un ordine nuovo, un modo di pensare completamente diverso, che si trasformerà in principi di collaborazione, messa in discussione e sviluppo.

È stato dimostrato, ad esempio, come i Millennial, il futuro a livello lavorativo, cerchino sempre un feedback costante ma nel contempo siano più propensi a un tipo di comunicazione assertivo e non punitivo.

La mamma resta sempre la mamma e non per niente è donna.

Cosa dovrebbe cambiare in noi per essere le vere leader di domani

Come donne abbiamo dunque una partita da giocare e ben presto saremo chiamate in campo per dimostrare che siamo capaci e possiamo essere le playmaker che le aziende stanno cercando, ma quali qualità dovremmo possedere per essere le candidate numero uno?

A mio avviso tutte le qualità dell’essere donna potranno essere prese in considerazione ma 3 in particolare faranno la differenza:

Curiosità

Porre le domande giuste per andare alla radice dei problemi, per capire meglio noi stesse e gli altri e per mettere in discussione i sistemi di credenze aziendali, sarà ciò che farà davvero la differenza.

La curiosità è alla base dell'empatia.

Ci permette di capire meglio l'altro ed entrare in contatto con le esperienze e le emozioni di un'altra persona.

Curiosità è sinonimo anche di disponibilità e di mettersi in gioco.

Con la curiosità ammettiamo che non possiamo sapere tutto ma che siamo disposte a imparare.

La donna nasce curiosa di natura e questo è un bene.

Con la curiosità, ad esempio, possiamo scoprire pentole che, magari, da tempo stavano ribollendo senza che nessuno lo sapesse, perché ai piani alti erano impegnati a fare altro.

Attraverso la curiosità possiamo capire meglio i nostri collaboratori e dargli ciò che gli occorre per lavorare in modo migliore e profittevole.

La curiosità è anche il non giudizio.

Siamo curiose e questo ci permette di scoprire come sia possibile andare oltre, senza dare tutto per scontato ancora una volta.

Questo ci aiuterà a capire meglio il perché delle cose, così da mettere in discussione anche lo status quo, troppo blindato e richiuso in sé stesso per essere inclusivo.

Collaborazione

Da sempre, nel lavoro come nella vita, la donna cerca comunanza e sorellanza.

La donna ha uno spirito collaborativo spiccato sia per natura sia per ciò che nel tempo ha dovuto affrontare anche nell’ambiente lavorativo.

Cercare il sostegno degli altri è stato fondamentale per attraversare il tempo, così oggi, a differenza degli uomini, una donna non si vergogna di non sapere e, se non sa, è più propensa a cercare aiuto rispetto a un uomo.

Farsi aiutare sì, ma farsi aiutare per crescere e imparare in uno spirito fatto d’interscambio.

Quando due persone si mettono a collaborare avviene sempre un piccolo miracolo e una comunione di talenti che si moltiplicano.

Collaborare non vuol dire controllo ma cooperazione per stare tutti meglio in un ambiente lavorativo volto alla crescita di tutti.

Compassione

Oggi vige una regola non scritta: i problemi dell’esterno quando entriamo nel posto di lavoro vanno dimenticati.

Ma mi chiedo e ti chiedo, come può un collaboratore dare il 100% se ha un criceto che gli gira in testa?

Ogni capo team, ogni leader, dovrebbe conoscere tutti i membri e, anche se è quasi impossibile che ognuno di loro si apra al 100%, chi è al vertice dovrebbe con un colpo d’occhio capire se c’è un problema.

I nuovi leader dovrebbero essere disposti a essere vulnerabili e consentire agli altri di esserlo, perché in fondo, a tutto c’è sempre rimedio e un dipendente motivato e felice di far parte di un tutto è sempre più produttivo.

Le donne sono molto più qualificate all’ascolto e alla conversazione ed è più semplice per loro essere compassionevoli.

Compassione, però, significa anche saper anticipare le esigenze perché in fondo siamo tutti sulla stessa barca.

Proprio perché si vive con com-passione, ovvero facendosi anche carico dell’altro, si riesce a essere flessibili e comprensivi, perché tutti avremo bisogno di qualcosa prima o poi, in quanto la vita non è un film e non sono sempre rose e fiori. Noi donne questo noi lo sappiamo bene.

Ancora…

In fine ricordiamoci sempre di una cosa: essere un leader non significa essere un robot.

Troppo spesso i leader del passato avevano paura di mostrare il loro lato umano.

Tu non fare questo errore!

Metti a disposizione i tuoi talenti e sii la guida per gli altri.
Perché fare rete oggi è importante, come importante è essere guida del proprio gruppo.
E cosa c'è di più bello di avere un gruppo di persone da guidare, aiutare a crescere e perché no, ottenere successo e indipendenza economica?

Per questo nuove attività danno la possibilità di sviluppare questa nostra caratteristica, fare del bene e avere successo.

Vuoi capire chi sei e come migliorare la tua leadership, così da poter guidare il tuo gruppo, magari in una nuova opportunità di lavoro?

Chiedi la tua coaching ora.

Ti sto aspettando, leader donna di domani!

Hai presente quando ti impegni per qualcosa che dici starti a cuore e provi quella sensazione di fare un passo avanti e due indietro?

Attento, dietro possono esserci degli autosabotaggi.

Anche se sembra sorprendente, alcune persone minano le proprie buone intenzioni e i loro obiettivi.

L’autosabotaggio si verifica quando le persone ostacolano il proprio successo.

Quando le persone intraprendono questi passi che risulteranno distruttivi, il loro comportamento dannoso può avere un impatto negativo su quasi ogni ambito della loro vita, comprese le relazioni e la carriera.

Perché le persone si auto-sabotano?

Le persone ostacolano i loro progressi per una serie di motivi e mettono in atto azioni di auto-sabotaggio a volte consciamente, a volte (il più delle volte) inconsciamente.

Le cause vanno da convinzioni poco utili su se stessi, condizionamenti ambientali e familiari che ci hanno portato a credere qualcosa di non efficace per noi, a scarsa autostima, a problemi di dissonanza cognitiva.

Le persone che si auto-sabotano potrebbero essere consapevoli delle proprie azioni. Ad esempio, qualcuno che è in sovrappeso e segue una dieta potrebbe sabotare consapevolmente i suoi buoni sforzi mangiando un'intera scatola di gelato.

Oppure potrebbero agire inconsciamente. Una persona salta una scadenza di lavoro. In superficie, potrebbe sembrare un ritardo sulla consegna. In realtà è la paura del fallimento a sabotare la data di scadenza.  Ma la verità è che ha paura del fallimento. Si auto-sabota mancando la data di scadenza per vanificare il suo obiettivo di ambire a quella promozione, di cui magari non si sente all’altezza.

Quando le persone hanno un'immagine di sé negativa e una bassa autostima, sono inclini all’auto-sabotaggio. Si comportano in modi che confermano le convinzioni negative su sé stessi. Quindi, se sono vicini al successo, provano disagio.

Gli è stato detto per tutta la vita che falliranno. O a volte si dicevano per tutta la vita che avrebbero fallito.

Quali sono i modi in cui le persone si auto-sabotano?

Procrastinazione

Le persone che si auto-sabotano spesso procrastinano. Procrastinare è un modo per mostrare agli altri che non si è mai pronti e rimandare diventa un’ottima strategia per allontanare il momento finale.

Lo fanno perché le persone temono di deludere gli altri, di fallire o di avere successo.

Perfezionismo

Mantenersi a uno standard inarrivabile causerà ritardi e battute d'arresto. Sebbene sembri una strategia positiva puntare affinché le cose siano fatte nel modo migliore e vadano come previsto e senza intoppi, il perfezionismo ostacola il successo.

Quando qualcosa va storto, come inevitabilmente accadrà, i perfezionisti subiscono un duro colpo. Finiscono per vergognarsi, si sentono come se stessero deludendo tutti.

Autolesionismo

Per affrontare la battaglia costante tra il desiderio di avere successo e la sceneggiatura che risuona nei loro cervelli che dice che non possono esserlo, molti trovano conforto in atteggiamenti autolesionisti o puntando su qualcosa che possa in qualche modo farli calmare: cibo, alcol, droghe, psicofarmaci.

Come fermare l’auto-sabotaggio?

Ecco alcune indicazioni su come porre fine a questo comportamento negativo, proprio per impedirti di causare più danni.

Cerca le cause di questo comportamento.

Sicuramente in questo può esserti utile un professionista, che ti possa aiutare a comprendere cosa ha determinato questo comportamento in passato.

In ogni caso fatti domande che ti possano aiutare a capire da dove tutto parte. Hai sempre avuto l’inclinazione a sabotare i tuoi risultati? Tutto questo è avvenuto quando eri a un passo dal risultato o prima?

Questo comportamento può derivare dall'infanzia. Alcuni genitori, non sapendo fare di meglio o temendo che i loro figli subiscano delle delusioni, dicono ai loro figli di non pensare in grande. Forse ti sei sentito dire: "Ma chi ti credi di essere? Chi pensi di essere per poter fare…..?".

Smetti di procrastinare.

Il comportamento comune mostrato da coloro che si auto-sabotano è la procrastinazione. Se continui a rimandare qualcosa che è importante per te, sabotarti potrebbe essere la scelta più facile e meno dolorosa, piuttosto che rischiare di non raggiungere un obiettivo che ti è stato detto non avresti mai realizzato.

La discrepanza tra il desiderio di riuscire e ciò che ti è stato inculcato nella testa per anni (la famosa programmazione inconscia) può causarti un disagio incredibile. Quindi, meglio autosabotarsi..

Ed allora evita di farlo. Decidi cosa è necessario fare e porta quell’azione alla fine. Se hai bisogno, fatti aiutare da un Coach per un piano d’azione efficace.

Non guardare al macro, meglio il micro.

Quando punti a qualcosa di grande, un obiettivo così ambizioso può sembrare inarrivabile e travolgerti.

Per evitare la trappola dell’auto-sabotaggio, evita di guardare al macro-risultato e concentrati sul micro. Ma non rimanere attaccato alle minuzie. Coloro che si auto-sabotano a volte perdono molto tempo in dettagli non importanti.

Ad esempio: se stai cercando di mantenerti in salute, non prendere decisioni "tutto o niente". Non gettare la spugna se perdi la palestra una settimana. Rimettiti al passo alla prossima.

Apporta piccole modifiche e agisci su di esse lentamente. In questo modo, potresti impedire alla tua mente sabotatrice di spaventarsi per il troppo da fare e frenarti. Intraprendi azioni più piccole che non ti faranno deragliare.

Ferma il pensiero perfezionista.

Le persone che si auto-sabotano sono spesso perfezioniste. Forse pensi troppo a ogni dettaglio e tutto deve essere perfetto.

Punta all'eccellenza, non alla perfezione. Apporta piccoli miglioramenti e annota i progressi sulla strada verso il raggiungimento dell'obiettivo desiderato.

Auto-sabotarsi richiede tempo e molto impegno.

Tieni presente che l’auto-sabotaggio si manifesta non in un momento di difficoltà ma anzi, proprio quando avevi a disposizione le tue massime risorse.

Ci auto-sabotiamo perché ci stiamo riuscendo, non perché non ci stiamo riuscendo.

Stai sabotando qualcosa che sta funzionando, ricordatelo sempre.

Altrimenti che auto-sabotaggio sarebbe?

Ti lascio una serie di domande che potrebbero aiutarti nel caso tu abbia il dubbio che ti stia auto-sabotando.

Se sì, approfondisci:

Rispondi sinceramente a queste domande. Potrai trarne informazioni importantissime. E se hai bisogno di una mano per districarti dalla matassa, contattami.

7 passi per il successo

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PS. C’è un altro motivo per cui ci auto-sabotiamo.

Ma questo te lo racconto la prossima volta.

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