Ottimisti e pessimisti, uno scontro durissimo che dura da secoli, da quando l'uomo è nato...
La vita ci offre molteplici situazioni, alcune piacevoli altre decisamente impegnative.
Virginia Satir diceva:
“Il mondo non è quello che dovrebbe essere, il mondo è quello che è! È come lo interpretiamo che fa la differenza”.
Quindi guardiamo agli eventi che ci accadono e li interpretiamo in modi diversi.
Ed una delle modalità che possono fare la differenza è se siamo fondamentalmente ottimisti o pessimisti.
Possiamo dire che il mondo è diviso da due tipologie di persone:
che vivono pressapoco le stesse esperienze e ne hanno percezioni completamente diverse.
Gli ottimisti sono quelli che guardano il bicchiere mezzo pieno, quello che c’è piuttosto che quello che manca, guardano alle possibilità, alle opportunità.
Si alzano al mattino e guardano alla giornata pensando a cosa succederà di bello, a quali opportunità incontreranno.
A livello neurologico si attiva un processo generativo.
Le loro connessioni neurali sono pilotate da quell’atteggiamento, si crea una rete di sinapsi generatrici di buone sensazioni, di comportamenti utili che creano una varietà di scelte.
I pessimisti al contrario guardano al bicchiere mezzo vuoto, a quello che manca.
Puntano la propria attenzione alle difficoltà, agli errori, pensando che non c’è niente che potrà mai andare esattamente come loro si aspettano.
Anche le loro sinapsi vengono influenzate da questo atteggiamento e il risultato sono connessioni neurali a caso, dove non c’è possibilità di scelta.
Vivono incapaci di pensare di potersi sentire bene senza una ragione specifica o che le cose possano andar bene.
Il cervello di un ottimista analizzato attraverso una risonanza magnetica, rivela che quando si hanno pensieri positivi si attivano aree specifiche, in particolare l’amigdala, che rappresenta un centro di integrazione di processi neurologici come le emozioni ed è coinvolta anche nei sistemi della memoria emozionale.
Questi processi neurologici danno la possibilità di cogliere opportunità, di avere visioni più ampie, risorse interne più efficaci, cosa che non succede invece nei pessimisti dove queste zone non vengono stimolate nello stesso modo.
Come fare per diventare più ottimisti, dal momento che anche il sistema mente/corpo ne ha benefici visibili osservati da uno strumento diagnostico?
Uno strumento potentissimo per abituarsi a cambiare modalità e poco per volta passare da un atteggiamento negativo ad uno positivo sono le domande.
Le domande dirigono la nostra attenzione ed il nostro focus.
Nei nostri corsi di PNL insegniamo a farci ed a fare le domande giuste, quelle utili, che danno una direzione ai nostri pensieri e ci fanno cogliere certi aspetti piuttosto che altri, così da aumentare la nostra positività.
Essere ottimisti ed aspettarsi che accadano eventi positivi può servire per provare benessere per la maggior parte del tempo, per motivarci ed orientare i nostri comportamenti presenti al raggiungimento di obiettivi futuri.
Franca Scuzzarella
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