Quanta influenza ha l’atteggiamento, rispetto ai risultati che otteniamo?

L’atteggiamento con cui approcciamo le cose fa tutta la differenza del mondo

Quando decidiamo che atteggiamento adottare, spostiamo tutta l’attenzione in quella direzione e il resto è come se non esistesse.

La capacità di generalizzare, cancellare e distorcere, propria del nostro cervello, modifica la percezione di quello che succede.

Vuoi un esempio?

Sto facendo un lavoro di coaching con un cliente che sta vivendo delle difficoltà a livello professionale.

F. è stato trasferito da una grande azienda ad una affiliata decisamente meno prestigiosa, dovendo anche cambiare città.

Mi racconta che inizialmente ha vissuto male questo trasferimento, perché è convinto che la scelta fatta dalla sua azienda, sia da imputare al fatto che i suoi responsabili non credono che lui valga abbastanza.

L’atteggiamento con cui F.  ha vissuto il trasferimento, è quello di chi non accetta questo giudizio, che per altro non è mai stato dichiarato esplicitamente ma è solo una sua interpretazione delle cose.

Di fatto F., una volta trasferitosi, trova la città molto piacevole, allaccia interessanti amicizie, comincia a frequentare dei gruppi dove lavorano sulla crescita personale.

Insomma le cose non vanno poi così male, anzi.

Anche a livello professionale gli si stanno aprendo molte più opportunità.

Peccato che l’atteggiamento con cui continua a vedere quel famoso trasferimento gli impedisce di viversi la piacevolezza del momento, le nuove amicizie, una città fantastica da scoprire, il ventaglio di opportunità professionali che gli si sta aprendo nell’azienda dove è approdato con tanto rammarico.

È come se la sua mente, guidata dall’atteggiamento che ha deciso di sposare, cancellasse completamente tutto quanto di bello sta vivendo.

È bastato fargli notare che era proprio quell’atteggiamento con cui continuava a guardare alle cose, che gli impediva di rendersi conto che la situazione era completamente differente da come la stava vivendo.

Atteggiamento e punti di vista

Basta capire da che punto di vista voglio vedere le cose, e la percezione si stravolge completamente.

Ora che F. ha capito che questo nuovo atteggiamento gli è molto più utile del primo, ha deciso di godersi a pieno ogni situazione che questa esperienza gli sta regalando.

E chissà che F. non arrivi a trasferirsi definitivamente… Chissà.

Quindi l’atteggiamento con cui guardiamo alle cose ci fa vedere pezzi di realtà.

Anche ciò di cui siamo convinti determina la nostra attenzione.

L’atteggiamento e le convinzioni che abbiamo dirigono il nostro focus, ciò su cui decidiamo di concentrare la nostra attenzione.

Tutto questo contribuirà a creare la nostra idea del mondo, di come devono o non devono andare le cose.

Come direzionare la tua attenzione

Ti propongo 5 passaggi per iniziare a direzionare l’attenzione in modo utile:

  1. Ricordati che quello che stai osservando è solo un pezzo della realtà che ti circonda. Un buon modo per allargare la visuale è immaginare di essere un’altra persona e guardare alle cose da quel punto di osservazione: vedi le stesse cose?
  2. Confrontati con gli altri. Ti accorgerai che ci sono tanti modi per vedere alle cose e molti davvero diversi dai tuoi. Questo non significa che devi sposarli ma ti potrai rendere conto che quello che vedi là fuori non è la verità assoluta.
  3. Cerca nella tua esperienza momenti in cui sei stato aperto e positivo: come è successo? Cosa ti dicevi? Su cosa prestavi particolare attenzione? Che tipo di pensieri facevi?
  4. Non sprecare energia lamentandoti di quello che non va come vorresti. Più ti focalizzerai su ciò che non va, più nella tua mente quella situazione diventerà pervasiva anche alle altre aree
  5. Mettiti in moto concretamente e sposta l’attenzione alle soluzioni, piuttosto che tergiversare sul problema. Ogni problema è una situazione da risolvere e questo sottintende che ci sia una soluzione.

L’atteggiamento dirige la percezione che hai delle cose.

 

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e troverai all’interno strategie utilissime per avere un atteggiamento propositivo e direzionato ai risultati ed al benessere.

Hai mai sentito parlare di atteggiamento statico e di atteggiamento dinamico?

Bè, sono sicura che già la parola "statico" e "dinamico" ti hanno fatto pensare a due atteggiamenti completamente diversi.

Ma tu hai idea di come questi due atteggiamenti così diversi, possono influenzare la tua vita e soprattutto i risultati che riuscirai a realizzare?

Atteggiamento

Tutti abbiamo un’idea su noi stessi, e ciò che riusciamo ad ottenere è il risultato di quell'idea.

Qualche giorno fa ho scritto su Facebook una frase che diceva:

"Non è quello che sai che fa la differenza, ma quello che fai con ciò che sai".

Si, perché le nostre competenze crescono con noi ed insieme a loro:

E questo lo puoi credere vero solo se hai un atteggiamento dinamico.

Atteggiamento dinamico

Chi ha un atteggiamento dinamico nei confronti della vita, sa che le capacità si possono acquisire con

Sa che il suo potenziale è in continua espansione e niente ha a che fare con l'ereditarietà.

È una persona che si impegna, e molto!

Diciamo che quotidianamente fa molto M.I.C. (muove il c…..) e i risultati che ottiene non li considera una fortuna, ma il frutto di duro lavoro. E se qualcosa non va secondo i suoi piani, considera gli insuccessi come esperienza acquisita per fare meglio, per cercare altre strade, nuove soluzioni.

Atteggiamento statico

Chi ha un atteggiamento statico invece, pensa che l’intelligenza, la creatività, i talenti siano qualcosa di innato, che ci accompagna dalla nascita, scritto nel nostro DNA, quindi immutabile.

Crede che il successo sia la naturale conseguenza di quelle abilità che erediti quando nasci e con cui ci muori, rimanendo tali per tutta la nostra vita.

Ovviamente vive i fallimenti come la riprova di quelle abilità mancate, di quella intelligenza non distribuita, di quella forza di volontà scarsa di cui si è stati dotati alla nascita.

Virginia Satir diceva:

"La vita non è quella che dovrebbe essere, è quella che è. È come l’affronti che fa la differenza"…

che ben si concilia con l’affermazione:

“La vita è per il 10% ciò che ti accade e per il 90% come reagisci a ciò che ti accade”.

Da dove arriva il nostro atteggiamento?

Quello che adesso sarebbe interessante capire è da dove ci arrivano questi due atteggiamenti.

Sino a questo momento, se non hai mai sentito parlare di questi due atteggiamenti, la responsabilità è da imputare ai tuoi genitori.

Quando nasce, il bambino è come una spugna con tutto da imparare ed è per "naturale sopravvivenza" incline all'atteggiamento dinamico.

Questo atteggiamento viene poi incentivato o no dalle figure genitoriali, secondo quelle che sono le loro inclinazioni.

Il genitore che ha fatto suo un atteggiamento dinamico, spronerà il bambino ad imparare sempre cose nuove, ad espandere le proprie conoscenze, a crescere.

Il genitore con atteggiamento statico, darà chiare indicazioni su cosa il bimbo può o non può fare, cosa è buono e cosa no, diventando spesso giudizi nei suoi confronti.

Attenzione!!

Non è che sto dicendo che una categoria di genitori sia buona e l’altra cattiva.

Ricordiamoci sempre che le persone fanno quello che fanno perché in quel momento pensano che sia la cosa migliore da fare oppure la sola che conoscono.

L’intenzione è sempre positiva!

Un atteggiamento statico ti tiene a riparo dai rischi, dal dolore, dalle fregature.

Quindi mamma e papà, hanno una grande responsabilità nei confronti del bambino.

Ma se stai leggendo questo blog, ormai bambino non lo sei più da un pezzo e la responsabilità di accettare o meno un atteggiamento mentale statico è solo più tua!

Atteggiamento e scelta

Ora tu puoi scegliere quale atteggiamento utilizzare nella tua vita.

Prova a domandarti:

Bene, se rispetto alla terza domanda ti è anche solo venuto il dubbio che sia così, sei pronto per switchare. Perché quel duro e fottuto lavoro giornaliero per migliorare te stesso puoi farlo anche tu.

3 strumenti utili per switchare ad un atteggiamento dinamico

Io di strumenti te ne consiglio 3, ma sentiti liberissimo di cercarne altri 300 per diventare la persona che hai sempre voluto essere..

  1. Cerca dei mentori

    Qualunque cosa nuova tu voglia imparare o approfondire, c’è qualcuno che l’ha fatto prima di te. Ed allora cerca qualcuno che possa insegnartela.
    Leggi, studia, frequenta corsi che ti possano insegnare quelle abilità, cercati un mentore che possa passarti il suo know how.
    Sfrutta lo strumento del modeling, modella chi già fa/ha/conosce quello che ti interessa perché godrai del beneficio di fare prima e fare meno errori (li ha già fatti lui al posto tuo)

  2. Rimani focalizzato

    Di occasioni per distrarci ne abbiamo ogni secondo: Facebook e Company sono ottimi contenitori per perdere tempo prezioso che invece potremmo utilizzare per diventare persone migliori.
    Quindi importante è quanto tu sia certo di quello che vuoi (e che vuoi imparare) e resti focalizzato sino a quando non sarai il migliore.
    Ci sono persone che sprecano intere vite a zampettare da una parte all'altra, senza concludere qualcosa degno di nota. Ma sappi in anticipo che rimanere focalizzati ha un prezzo da pagare: via le cazzate con cui riempi la giornata, via il cazzeggio ad oltranza, via l’indecisione e l’inconcludenza.

  3. Pratica, pratica, pratica

    Il mio insegnante di PNL il primo giorno di corso disse che la PNL era soprattutto tre cose: la prima era la pratica perché questa materia non poteva essere appresa senza di essa, la seconda molto più importante della prima era la pratica, e la terza che era la più importante di tutte era la pratica.
    Ricordo che ridemmo tutti un sacco quando disse questa frase…
    Ma conteneva una inconfutabile verità: la pratica è quella che fa scendere nella carne la competenza, è ciò che la fisicalizza.
    Leggere centinaia di libri su un argomento e poi non metterlo mai in pratica, è come non saperne un fico secco.

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Ormai il tempo del posto fisso, sicuro e a tempo indeterminato è passato da un pezzo. Giovani e adulti  si confrontano con un mercato del lavoro sempre più complicato. I giovani sono troppo giovani e privi di esperienza per essere pagati per quello che in teoria devono ancora imparare, i vecchi sono troppo vecchi e con troppa esperienza e quindi da pagare troppo..

Insomma, il pensiero comune è che trovare lavoro oggi è sempre più difficile se non impossibile.

Sarà davvero così?

Non lo so! Sicuramente la pressione fiscale e contributiva non incentiva le aziende ad assumere nuovo personale, molte altre invece sulla "crisi" ci giocano sporco e ne approfittano. E questo non aiuta l'occupazione ma non sono un'esperta in materia...
Quello che so, invece, è che nonostante la cosiddetta crisi ci sono persone, giovani e meno giovani, che riescono a trovare un'occupazione e se non la trovano, se la inventano.

Ci sono persone che non si lasciano abbattere dalle opportunità mancate ma vanno alla ricerca di opportunità da cogliere. Sanno che se il treno non si ferma, possono muoversi in direzione della stazione successiva e sono straconvinte che sul quel treno ci saliranno, costi quel che costi.

Giovani e meno giovani che si impegnano per migliorarsi, che studiano, che si formano come persone così da avere gli strumenti giusti per competere nel mondo del lavoro e nella vita: un ventaglio di risorse emozionali, sicurezza, autostima, motivazione, coraggio, creatività, costanza e pazienza, unite a competenze specifiche come una buona capacità comunicativa, una ricca visione del mondo.

E allora visto che il posto fisso è diventata una chimera, nascono le più disparate start up, cioè nuove aziende che sviluppano la propria attività intorno ad un'idea per trasformarla in business, per trovare così la propria dimensione, la propria passione, il proprio personale ed entusiasmante lavoro.

Sono una affezionata lettrice del mensile Millionaire ed ogni volta leggo di persone che o per necessità (il posto fisso tanto agognato e mai trovato) o per piacere (stanchi del posto fisso tanto agognato da altri e alla ricerca della propria realizzazione professionale ) hanno avviato le attività più impensabili, creando lavoro per se e per altri, producendo reddito, realizzando sogni racchiusi nel cassetto per tanto, troppo tempo.

Cioè in un momento di definita crisi, si inventano un lavoro o comunque si mettono in proprio e realizzano introiti. Mentre tutti chiudono, questi aprono, investendo anche quei pochi risparmi che hanno, e stanno in piedi se non addirittura sfondano.

Come è possibile?

Indipendentemente dall'idea con cui partono, che può essere davvero innovativa e quindi mancante sul mercato (ho letto di chi ha avviato una attività ricreando i saponi della nonna, sviluppando nuove app, avviando allevamenti di lumache) oppure già esistente e collaudata (aprire negozi in franchising, creare un'attività su una propria abilità, ecc) quello che fa la differenza in queste persone è l'atteggiamento.

Non un atteggiamento remissivo, conformato a ciò che la finanza, le politiche internazionali ed i mass media vogliono farci passare, ma un atteggiamento proattivo, dove in prima persona si mettono in gioco, si tirano su le maniche, e passano all'azione, prendendosi le proprie responsabilità e rischiando in prima persona per inseguire un Sogno.

E quando riescono (perchè riescono, è garantito..) le persone intorno a loro dicono che sono state fortunate, che sono saliti sul treno giusto, che li ha aiutati Caio oppure Sempronio, che gli è andato sempre tutto bene, eccetera eccetera.. Il mazzo che si sono fatti, le notti insonni a pensare come far decollare l'idea, il denaro messo in gioco, le ore e ore di lavoro e l'impegno messo per riuscire, quello non lo considera nessuno. Troppo superficiale come discorso... 🙂

Del resto io ho fatto la stessa cosa. Ho lasciato il posto fisso e sicuro, con una esperienza venticinquennale,  per iniziare la mia nuova attività di Formatrice e Mental Coach, senza nessuna garanzia di successo ma con un solo desiderio: inseguire il mio Sogno. E per fare questo ho acquisito competenze, mi sono appassionata ma soprattutto ho imparato come gestire me stessa e la mia mente per raggiungere quello che desidero.  Non mi sono  arresa all'idea di una carriera ormai irrealizzabile in questo contesto ma ho creduto fosse possibile farcela.

Ora sono qui, con un lavoro che mi appassiona e mi permette di aiutare le persone a realizzare i propri Sogni.

E tu, ce l'hai un Sogno? Vuoi realizzarti personalmente e professionalmente, in barba a tutte le credenze depotenzianti che là fuori vogliono inculcarti, così da renderti innocuo e manovrabile?

Ok, se lo vuoi hai bisogno di diventare una persona che sa ragionare con la sua testa e sa utilizzare al meglio il proprio cervello e le proprie risorse interne.  E la Programmazione Neuro Linguistica può aiutarti in questo, proprio come ha aiutato me a diventare la donna che sono.

Per questo ti invito a contattarmi richiedendo una consulenza per scoprire insieme quale percorso intraprendere per fare tuoi gli strumenti che ti permetteranno di realizzare il tuo Sogno!

Ah proposito... Lo sai che la certificazione di Licensed Practitioner in Pnl è la prima certificazione che ti permetterà di diventare un Professionista in Pnl? Se diventare Professionista in Pnl è il tuo Sogno, partecipa al corso previsto a Settembre, e clicca qui per avere maggiori informazioni. Sarà il primo passo verso la tua realizzazione professionale.

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