Venerdì qui a Torino ci sarà il secondo modulo del Practitioner di Pnl.

Avrò l’onore di avere con me in qualità di docente la mia amica nonché collega Patrizia Cristoferi. 

Ho conosciuto Patrizia in occasione del mio Training Trainer a Brigthon, settimana in cui ho ottenuto la mia certificazione di Trainer. Ovviamente è stato un incontro formale, insieme a quei  50 italiani che hanno deciso di conseguire la certificazione per insegnare nel nostro paese la Pnl.

Poi ci siamo ritrovate al Coaching Factor, altra occasione che ci ha permesso di entrare nel gruppo dei coach di Accademia dei Coach  e con la quale collaboriamo entrambe. E da qui è nata una bella amicizia.

Sarà un piacere per me averla in aula, per la sua grande professionalità e il suo gran cuore. Ama il suo lavoro e chi la incontra, non può che rimanere colpito dal suo spessore.

Perché vi racconto questo? Perché spesso negli ambienti di lavoro e anche in quello della formazione, i “concorrenti” vengono percepiti come rivali. Persone che sono pronte a portarci via il cliente, l’opportunità, il guadagno.

Ma siamo sicuri che sia proprio così?

Nell’ambito del lavoro ma anche nella vita, viviamo una fase che possiamo definire di dipendenza: non sappiamo fare, abbiamo bisogno di qualcuno che ci insegni, non ci sentiamo sicuri e ci serve la figura di un tutor che ci addestri. Nella vita personale possiamo vedere questa fase quando siamo bambini o nel rapporto di coppia quando c’è una situazione di dipendenza dall’altro. Non si è capaci di esprimere a pieno il proprio potenziale, per incapacità reale e/o emotiva.

L’idea è quella del non posso stare senza di te. Se due persone in fase di dipendenza si mettono insieme non c’è crescita né sviluppo. Insomma ½ + ½ fa sempre meno di 1

Segue una seconda fase, che possiamo definire di indipendenza: impariamo quello che dobbiamo fare e lo facciamo al meglio, ormai siamo autonomi, possiamo dimostrare quello di cui siamo capaci e la figura del tutor non ci necessità più. Nella vita è l’età dell’adolescenza, quando si sente di poter fare da soli e la figura del genitore diventa secondaria, nella coppia non si ha bisogno dell’altro, si è capaci di stare anche da soli, si creano i propri spazi.

L’idea è quella del recupero di se stessi: posso stare senza di te. Due o più persone indipendenti possono stare insieme ma possono anche stare divise e l’idea del poter stare senza di te non mi aiuta ad evolvere. Insomma 1 + 1 fa sempre 1

Poi c’è la terza fase, che possiamo definire di interdipendenza: abbiamo la consapevolezza che possiamo stare bene da soli ma se ci sei sto ancora meglio. C’è una consapevolezza talmente grande delle proprie capacità/risorse che ci si rende conto che unirsi ad altri diventa una grandissima ricchezza. Nella vita succede quando il rapporto genitore/figlio diventa paritario e ci si rispetta a vicenda, nella coppia ci si rende conto che in due si è più forti. E nel lavoro? Si capisce che l’unione fa la forza. Che c’è una tale abbondanza di energie che l’interazione di esse danno vita a risultati migliori, a volte straordinari, con maggiore produttività e minore sforzo.

L’idea è quella del posso stare senza di te ma sto meglio se ci sei. Quando persone interdipendenti decidono di aggregarsi il risultato di 1 + 1 è uguale a 1.000.. 10.000.. 100.000.. 1.000.000.000 !!

Ecco perché mi piace l’idea che Patrizia mi affianchi in questa impresa.. Come mi piace l’idea di far parte di un gruppo che collabora nella stessa direzione, dove non si vedono gli altri come potenziali nemici ma anzi come persone che possono collaborare con te, aiutarti a crescere, a diventare un professionista migliore.

Se sei una persona indipendente, cosa aspetti a fare il salto di qualità?

Crescere come persone è un dovere di ognuno di noi.

Non siamo venuti qui per passare inosservati ma per lasciare un segno.

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